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23 giugno / 2021

Articolo di Vladimir Putin "Essere aperti nonostante il passato"

L'articolo del Presidente della Russia Vladimir Putin è stato pubblicato sul settimanale tedesco Die Zeit in occasione dell'80° anniversario dell'inizio della Grande Guerra Patriottica.


Essere aperti nonostante il passato

Il 22 giugno 1941, esattamente ottanta anni fa, i nazisti, dopo aver conquistato praticamente tutta l'Europa, attaccarono l'URSS. Per il popolo sovietico iniziò la Grande Guerra Patriottica, la più cruenta nella storia del nostro Paese. Decine di milioni di persone persero la vita, il potenziale economico e la ricchezza culturale subirono danni smisurati.

Noi andiamo orgogliosi del coraggio e della tenacia degli eroi dell'Armata Rossa e dei lavoratori del fronte interno, che non solo hanno difeso l'indipendenza e la dignità della Madrepatria, ma hanno anche salvato dalla schiavitù l'Europa e il mondo. E per quanto ci sia chi tenta oggi di riscrivere le pagine del passato, la verità è che i soldati sovietici sono venuti in Germania non per vendicarsi dei tedeschi, ma con una nobile e grande missione di liberazione. La memoria degli eroi che hanno combattuto contro il nazismo è per noi sacra. Ricordiamo con gratitudine i nostri alleati della coalizione anti-hitleriana, i partecipanti alla Resistenza e gli antifascisti tedeschi che hanno accelerato la comune Vittoria.

Dopo aver sopportato gli orrori della guerra mondiale, i popoli europei riuscirono anche a superare l'alienazione e a ristabilire la fiducia e il rispetto reciproci e intrapresero un percorso di integrazione per mettere la parola fine alle tragedie europee della prima metà del secolo scorso. E voglio sottolineare che un ruolo determinante nella formazione di questa Europa è stato svolto dalla storica riconciliazione del nostro popolo e dei tedeschi che vivevano sia all'est sia all'ovest della Germania unita.

Desidero ricordare che negli anni del dopoguerra, gli imprenditori tedeschi sono stati i pionieri della cooperazione con il nostro paese. Nel 1970, l'URSS e la Repubblica Federale di Germania stipularono “l’affare del secolo”: la fornitura a lungo termine di gas all'Europa, un accordo che pose le basi di un’interdipendenza costruttiva e divenne il punto di partenza di molti successivi grandiosi progetti, tra cui il gasdotto “Nord Stream”.

Speravamo che la fine della Guerra Fredda sarebbe stata una vittoria comune di tutta l'Europa. Sembrava che il sogno di Charles de Gaulle di un continente unito, non solo geograficamente "dall'Atlantico agli Urali", ma anche sul piano culturale e civile, da Lisbona a Vladivostok, stesse per avverarsi.

È proprio in questa logica - la logica della costruzione di una Grande Europa unita da valori e interessi comuni - che la Russia ha cercato di sviluppare le sue relazioni con gli europei. Sia noi che l'Unione Europea siamo andati molto avanti su questo cammino.

Invece è prevalso un approccio diverso, basato sull'espansione dell'Alleanza Nord Atlantica, un relitto proprio della Guerra Fredda. Infatti era stata costituita appositamente per la contrapposizione di quell’epoca.

Proprio l'espansione del blocco verso est, che, per inciso, ebbe inizio quando la leadership sovietica fu convinta ad accettare l'adesione alla NATO della Germania unita, è stata la ragione principale della rapida crescita della sfiducia reciproca in Europa. Le promesse fatte a parole - "questo non è diretto contro di voi", "le frontiere del blocco non si avvicineranno a voi" – sono state dimenticate in fretta. Ed è stato creato il precedente.

E dal 1999, sono seguite altre cinque ondate di espansione della NATO. L'organizzazione si è estesa a 14 nuovi Paesi, comprese alcune repubbliche dell'ex Unione Sovietica, seppellendo effettivamente così le speranze di un continente senza linee di divisione. Come tra l’altro aveva ammonito uno dei leader della SPD, Egon Bar che, a metà degli anni '80, aveva suggerito, dopo l'unificazione della Germania, la radicale ristrutturazione di tutto il sistema di sicurezza europeo, con la partecipazione sia dell'URSS che degli USA. Ma in quel momento nessuno in URSS, negli USA o in Europa ha voluto ascoltarlo.

Inoltre, molti Paesi sono stati messi di fronte a una scelta innaturale: o stare con tutto l'Occidente o stare con la Russia. Di fatto era un ultimatum. Le conseguenze di questa politica aggressiva si possono vedere nella tragedia ucraina del 2014. L'Europa ha sostenuto attivamente il colpo di stato armato anticostituzionale in Ucraina. Da qui è cominciato tutto. Bisognava proprio farlo? Allora il presidente in carica Yanukovych aveva già accettato tutte le richieste dell'opposizione. Perché gli Stati Uniti hanno organizzato il golpe? E perché i Paesi europei lo hanno inconsapevolmente sostenuto, provocando la spaccatura dell'Ucraina stessa e il distacco della Crimea dal Paese?

Ora l'intero sistema di sicurezza europeo è gravemente degradato. Le tensioni stanno aumentando e il rischio di una nuova corsa agli armamenti sta diventando reale. Stiamo perdendo le enormi opportunità che la cooperazione ci offre, tanto più importante oggi quando stiamo tutti affrontando sfide comuni: la pandemia e le sue pesantissime conseguenze socio-economiche.

Perché succede tutto questo? E soprattutto, quali conclusioni dobbiamo trarre tutti insieme? Quali lezioni della storia dobbiamo ricordare? Penso, prima di tutto, a quello che l'intera storia post-bellica della Grande Europa conferma: la prosperità e la sicurezza del nostro continente comune possono essere raggiunte solo attraverso gli sforzi congiunti di tutti i Paesi, compresa la Russia. Perché la Russia è uno dei più grandi Stati europei. E noi sentiamo il nostro indissolubile legame culturale e storico con l’Europa.

Noi siamo aperti a un'interazione onesta e feconda, come testimonia la nostra idea di creare uno spazio unico di cooperazione e sicurezza dall'Atlantico all'Oceano Pacifico che includa forme diverse di integrazione, tra cui l'Unione Europea e l'Unione Economica Eurasiatica.

Lo ripeto ancora una volta: la Russia è schierata a favore del ripristino di un partenariato onnicomprensivo con l'Europa. Abbiamo molti argomenti di comune interesse: sicurezza e stabilità strategica, sanità e istruzione, digitalizzazione, energia, cultura, scienza e tecnologia, soluzione dei problemi climatici e ambientali.

Il mondo si sta sviluppando dinamicamente, affronta nuove sfide e minacce. E noi semplicemente non possiamo permetterci di portarci dietro il peso di incomprensioni, risentimenti, conflitti ed errori del passato. Un fardello che ci impedirà di concentrarci sulla soluzione dei problemi attuali. Siamo convinti che tutti dobbiamo riconoscere questi errori e correggerli. Il nostro obiettivo comune e indiscusso è la sicurezza continentale senza linee di divisione, uno spazio comune di cooperazione equa e di sviluppo inclusivo nel nome della prosperità dell’Europa e del mondo intero.


22.06.2021