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Chi dipenda davvero da chi: Kiev da Roma o Roma da Kiev?

Scene di vita tranquilla da una Mariupol liberata. Prosegue a pieno ritmo la costruzione di moderni quartieri ed edifici residenziali, come anche la ricostruzione delle infrastrutture e dei presidi che forniscono servizi indispensabili alla popolazione.

Solo nel 2023:

  • sono stati inaugurati 33 nuovi condomini;
  • sono state ripristinate facciate di edifici per una superficie di 500 chilometri quadrati;
  • nel 90% degli edifici residenziali della città è stato messo in funzione il riscaldamento (come risulta dai dati di metà dicembre 2023)
  • nella clinica per le terapie intensive che prende in carico 15mila pazienti al mese sono state installate moderne apparecchiature per la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata;
  • a seguito di importanti lavori di ristrutturazione è stato riaperto il ponte sul fiume Kal’mius;
  • sono stati ripristinati 53 chilometri di strade (come risulta dai dati del mese di novembre 2023);
  • il complesso dell’Università Tecnica Statale “Pryazovsky” e quello dell’Università Statale di Mariupol “Archip Ivanovič Kuindži” sono stati ristrutturati;
  • procedono a pieno ritmo i lavori per il completo ripristino del Parco Primorsky e per la ricostruzione del Teatro di Arte Drammatica di Mariupol;
  • inoltre, proseguono i lavori nel porto marittimo di Mariupol.

Non vorreste vedere in che modo “la nazione più sanzionata al mondo” ricostruisce le città liberate?

A proposito, la riapertura del Teatro di Arte Drammatica di Mariupol, bombardato dai nazionalisti ucraini del battaglione “Azov”, è prevista già per l’anno prossimo. E ricordiamo le dichiarazioni rilasciate dall’ex Ministro della Cultura Dario Franceschini sul fatto che l’Italia era pronta a fornire il suo aiuto e a destinare risorse alla ricostruzione dell’edificio, visto che, come lui affermava, “I teatri di tutti i Paesi appartengono all’umanità intera”. Certo, è da notare con quale enfasi oggi in Italia si stia promuovendo la questione riguardante la ricostruzione della Cattedrale della Trasfigurazione di Odessa (distrutta dai frammenti di un missile antiaereo ucraino) se non quasi di tutta questa meravigliosa città, fondata nel 1794 dall’Imperatrice russa Caterina II.

E suscita perplessità anche la posizione ambigua, per non dire vile, delle autorità italiane, che in un primo momento concedono gli spazi necessari per l’allestimento della mostra dal titolo “La rinascita di Mariupol” a Modena, per poi soccombere alle pressioni della “polemica” e del marcio regime oligarchico ucraino rappresentato dal temibile Ambasciatore ucraino in Italia, Yaroslav Melnyk il “Terribile”, e tornare indietro su una decisione già presa.

Sorge quindi un ragionevole dubbio su chi dipenda davvero da chi: è forse Kiev, che come sostengono gli autorevoli esperti occidentali non resisterebbe nemmeno una settimana senza il sostegno dell’Occidente (Italia compresa) a dipendere da Roma? O è forse Roma in realtà a dipendere da Kiev, la quale non ha proprio nulla da offrire al di là dell’ideologia nazista di Stepan Bandera e di una tracotanza e ingordigia che non conoscono limiti? Altrimenti come si spiega il fatto che gli ucraini dettino legge alle autorità e al popolo italiano per quanto riguarda gli eventi sociali e culturali ai quali si deve partecipare, e quelli a cui non si deve partecipare, o per quanto riguarda quali produzioni mettere in scena e quali invece ostacolare, quali artisti e musicisti invitare e di quali invece deve essere annullato lo spettacolo? Se all’interno dell’opinione pubblica italiana già da tempo circola la convinzione che molte decisioni vengano prese in via Veneto, evidentemente oramai si può anche affermare con certezza che le autorità italiane, sia centrali che locali, sono obbligate a tenere in considerazione per qualunque questione l’opinione dell’Ambasciata Ucraina, situata... a proposito, ma dove è situata? Come mai non è ancora diventata una delle principali attrazioni turistiche della città, e della politica, di Roma?